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ARIBERTO BADALONI

Una bella storia nella sua semplicità

Una storia bella come son belle le storie semplici, soprattutto in un momento quale è il nostro, caratterizzato da grandi manipolazioni dei dati reali allo scopo di usurpare consensi immeritati. E’ la storia bella di Ariberto Badaloni, livornese appena cinquantenne, diplomato presso l’Accademia di belle arti fiorentina dopo avervi completato il corso quadriennale di decorazione, dal 76 insegna nelle scuole statali e attualmente è docente di Comunicazione Visiva e Disegno professionale presso l’Istituto di grafica pubblicitaria “ Marco Polo “ a Cecina. Risiede a Vada  insieme alla scultrice Frittelli : lei alle prese con giganteschi blocchi di marmo , lui con le tele e i legni che dipinge dagli anni settanta con immutato amore ma senza trascurare certe stupende espressioni suggeritegli  dal cinema sperimentale e dal teatro, audiovisivi e computer grafica. Badaloni è noto per la sua grafica d’arte ma anche per la pittura: una pittura esercitata  in un silenzio claustrale  e sostenuta da una modestia eccezionalmente sincera per cui l’artista evita il più possibile di parlarne. Espone soprattutto in collettive, come a volersi istintivamente confondersi nel numero degli artisti e dei tanti lavori mostrati in una galleria d’arte. E dire che i suoi dipinti sono ottimi : per il segno coinvolgente che evidenzia le impostazioni formali, per l’uso dei colori assai sapiente che aiuta l’osservatore a seguire gli itinerari via via addentrati nello studio dell’essere umano i cui aspetti fisici sono assunti a pretesto per una intelligente lettura dei valori interiori. E sono valori che l’artista cerca di innestare in soluzioni compositive rese complesse da una simbologia che egli stesso definisce primordiale “ ma che in effetti si produce e riproduce  in singolari metastasi fornitegli da un fertile immaginario. Ossia da un fantastico modo di interpretare avvenimenti e cose e nel quale si inserisce una misteriosa motivazione che rende valido questo modo di fare pittura. Che è poi l’esplicitazione di una figuratività robusta, strutturalmente compatta e ravvivata da cromie forti, capaci di trasmettere accentuandone la suggestione – le impressioni ancor vive maturate nel tormentato coesistere con la sua fantasia . Alla quale fantasia egli carpisce di volta in volta le descrizioni esatte che essa sa ricavare anche da episodi complessi ammantati da veli di mistero.

Non è una favola bella ?

  Firenze,settembre2004    Tommaso Paloscia